In Val Calanca l’uso delle erbe è una tradizione secolare che nella famiglia Macullo si tramanda da generazioni. La medicina alpina fa parte del patrimonio identitario della valle, il nostro scopo è quello di preservarla, trasmetterla alle nuove generazioni adattandola alle esigenze di questa epoca.
La Calanca, cenni storici
La storia della Valle Calanca è da sempre strettamente legata a quella delle popolazioni presenti a nord del passo del San Bernardino e a quella a sud nella Regione dei Laghi.
La presenza dell’uomo in età preistorica è documentata dal ritrovamento di insediamenti preistorici a Castaneda. Nell’ultimo decennio a.C. il Moesano è stato annesso all’Impero Romano e l’importanza del passo del San Bernardino aumenta a partire dal IV secolo d.C., quando la difesa dei centri romani dalle incursioni alemanne richiede degli avamposti nel cuore delle Alpi.
Nel XII secolo la Calanca passò in eredità ai Conti de Sacco. Questi dominarono la valle fino al 1481, quando Giovanni Pietro De Sacco cedette l’intero territorio al condottiero milanese Gian Giacomo Trivulzio, il quale strinse legami d’amicizia con la Lega Grigia. Sotto il dominio dei Trivulzio il popolo della Mesolcina e della Calanca desiderava ottenere una propria libertà di pensiero e d’azione.
Il 2 ottobre 1549 venne sottoscritto a Mendrisio il contratto con il quale la Mesolcina acquistava la piena libertà. La grande autonomia goduta dal popolo in periodo feudale, la vicinanza con altre forme amministrative conosciute grazie agli scambi commerciali, le esperienze maturate nel corso delle frequenti ondate di emigrazione, portarono a sviluppare nella regione una particolare identità culturale. In grandi linee possiamo definirla un’identità influenzata dal nord dei Grigioni, ma legata culturalmente e linguisticamente all’area lombarda.
Nel 1803 la Calanca entrò a far parte della Confederazione Svizzera con il resto del Cantone. I primi anni di storia cantonale furono caratterizzati dalla ricerca di una stabilità politica e amministrativa. Nacquero importanti discussioni che avrebbero dovuto garantire al Moesano la rappresentanza nelle istanze importanti. Alla popolazione locale la rinascita cantonale portò opportunità e relazioni. Ma la vera svolta avvenne nel 1818 con la Convenzione tra il Re di Sardegna e i Grigioni per la costruzione della strada commerciale del San Bernardino.
La storia recente è legata ancora una volta alla via di transito e più precisamente all’apertura della galleria autostradale del San Bernardino (1° dicembre 1967). Gli ultimi decenni del secolo XX e i primi del nostro secolo sono caratterizzati dalla ricerca di nuove strutture organizzative che hanno portato alcuni comuni della Calanca a unire le loro forze nelle aggregazioni che hanno dato forma alle attuali entità comunali.
L’uso delle erbe medicinali nei Grigioni
Nel nostro Cantone la medicina popolare è nata grazie all’attivismo del parroco erborista Johann Künzle (1857 – 1945).
Dal 1909 al 1920 Künzle esercitò il ministero a Wangs nel Sangallese. In quegli anni consolidò il suo impegno di naturopata. L’attività di guida spirituale rimase tuttavia sempre in primo piano. Nel 1911 venne dato alle stampe «Chrut und Uchrut» («Erbe e Malerbe»), un vademecum che poteva essere acquistato a un prezzo ragionevole ed era redatto in una lingua comprensibile a tutti. La prima edizione vendette 60 000 copie, le successive oltre 2 milioni.
Nel contempo uscì il suo Kräuteratlas («Atlante delle erbe»), un sussidio pratico con tutte le indicazioni necessarie a riconoscere le piante officinali e consigli su quando raccoglierle. Anche in questo caso, il libro divenne un bestseller con oltre 1 milione di copie vendute. Il parroco erborista aveva al suo fianco tante persone che lo aiutavano nella raccolta delle erbe e nella primavera del 1914 organizzò a Wangs un mercato delle erbe che attirò grande attenzione.
Nel cantone di San Gallo non era consentito praticare la naturopatia. Pertanto, dopo che il medico del paese denunciò Künzle al vescovo, le autorità competenti consigliarono al parroco di abbandonare l’attività di «guaritore». Fu così che l’allora vescovo di Coira incoraggiò questo caparbio personaggio a stabilirsi nella sua diocesi. Nel 1920 Künzle si trasferì quindi, assieme alla nipote che per tanti anni gli fece da governante e segretaria, a Zizers nei Grigioni. Una volta stabilitosi nella nuova località, si dedicò completamente alla fitoterapia.
Anche qui l’afflusso delle persone era enorme. Ma non c’è rosa senza spine. E infatti, anche a Zizers gli invidiosi cominciarono presto a mettere i bastoni tra le ruote del fitoterapista di successo e lo denunciarono alle autorità di Coira. Ancora una volta il parroco Künzle si trovò sotto il fuoco incrociato delle critiche. Il malumore della popolazione contro queste macchinazioni era grande. Ma grande era anche l’impegno per sconfiggerle e poter scegliere da sé il proprio medico.
A seguito di una raccolta di firme si giunse a una famosa votazione sull’iniziativa per le erbe officinali nel Cantone dei Grigioni. Il popolo votò chiaramente a favore della loro autorizzazione.
Bibliografia: Parroco erborista Johann Künzle «Das Grosse Kräuterheilbuch» («Il grande libro delle erbe officinali»), Verlag Albatros, 2006, ristampa senza modifiche della prima edizione del 1945
«Chrut und Uchrut» («Erbe e Malerbe») del parroco erborista Joh. Künzle, edizioni Kräuterpfarrer Künzle AG, CH-6648 Minusio (Svizzera), edizione aggiornata e rielaborata da Peter Oppliger, 2007, AT Verlag